Stress sul lavoro e sindrome di burnout

Stress sul lavoro e sindrome di burnout

Quando si parla di burnout si fa riferimento a un cortocircuito energetico e di natura emotiva che è causato da un eccesso di impegno e di investimento personale in ambito lavorativo. Grazie alle competenze della psicologa Maria Vittoria Montano, abbiamo voluto approfondire il tema per capire come affrontare questo tipo di disagio.

È frequente ritrovarsi a dover fare i conti con la sindrome da burnout, dottoressa?

La società in cui viviamo è sempre di corsa e caratterizzata da un crescente livello di frenesia e di affanno: proprio per questo motivo lo stress da super lavoro può essere considerato come una condizione che non si può evitare e da cui, in un certo senso, non si può scappare. Attenzione, però: lo stress in sé e per sé può perfino essere benefico, se presente in dose ridotta, dal momento che mette a disposizione la benzina di cui si ha bisogno per aumentare le capacità in ciò che si fa. Diverso è il discorso per il burnout, in quanto tale sindrome non solo riduce la motivazione al lavoro, ma può essere addirittura deleteria per le condizioni di salute complessive del soggetto.

È vero che esistono due tipologie differenti di stress?

Sì, infatti si parla di eustress e di distress. La prima condizione corrisponde a un’attivazione di carattere psichico e fisiologico che entra in gioco nel momento in cui ci si trova in una situazione di emergenza: è grazie ad essa che si è motivati a dare il meglio di sé sul fronte della capacità di prestare attenzione e sul piano della concentrazione. Con l’eustress, in pratica, si è portati a investire di più sulle proprie risorse al fine di conseguire un determinato scopo. Per quel che riguarda il distress, invece, si ha a che fare con una situazione di stress costante, acuto e prolungato nel corso del tempo.

Quali sono gli effetti?

Le conseguenze possono essere diverse, ma la principale è una sofferenza di tipo fisico e psicologico. Questo disagio può assumere, di volta in volta, la forma dell’insicurezza, dell’ansia o della paura. Si teme addirittura di perdere il controllo di se stessi e della realtà di cui si fa parte. Il distress si manifesta sotto forma di sintomi somatici e si può presentare nel momento in cui si ha a che fare con un evento traumatico o con un cambiamento sgradito e molto significativo: per esempio se si riceve la diagnosi di una malattia grave, se si subisce un lutto, se si perde il lavoro, se si scopre che una persona cara non sta bene, se si conclude una storia d’amore, e così via.

Si può parlare di una influenza patogena?

Decisamente sì, fermo restando che essa può derivare non solo da fattori esterni su cui non si ha alcun potere, ma anche da cambiamenti che sono stati voluti dalla persona in maniera deliberata e consapevole: per esempio un lavoro nuovo, un trasloco, la nascita di un figlio, e così via. Tutto varia a seconda del valore che si attribuisce a ognuno di tali eventi, ma anche in base ai meccanismi che si adottano per farvi fronte.

E arriviamo, finalmente, alla sindrome da burnout: quali sono i sintomi con cui si manifesta?

I sintomi possono essere sia psichici che fisici. Tra i primi si segnalano la perdita di interesse, la demoralizzazione, ma anche la perdita di fiducia nelle proprie abilità, i sentimenti di fallimento e la noia. Nel quadro dei sintomi psichici possono rientrare anche il calo delle performance sul lavoro, l'apatia, le note depressive, gli stati d’ansia, la chiusura, l’isolamento, la sensazione di frustrazione, la rabbia, il distacco emotivo, il disinteresse e il senso di insoddisfazione e di impotenza. Per quanto concerne i sintomi fisici, invece, si spazia dalla tensione muscolare alla stanchezza generalizzata, passando per i disturbi grastrointestinali e quelli della pelle. E, ancora, i dolori (muscolari, viscerali, cefalee), un regime alimentare disordinato, inappetenza, nausea, problemi allo stomaco, insonnia e aumentato bisogno di dormire.

La sindrome da burnout rientra nei casi di distress?

Proprio così: si tratta di una specifica tipologia di distress, che in genere si manifesta tra coloro che svolgono lavori che richiedono un coinvolgimento molto forte dal punto di vista emotivo: per esempio chi lavora nel sociale o chi ha una professione in ambito sanitario. Il burnout, infatti, si verifica quando vi è un'eccessiva richiesta delle proprie energie, forze e risorse e caratterizza soprattutto quelle attività che implicano una relazione di aiuto. La difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti è uno dei tratti peculiari con i quali si presenta tale condizione, a causa della quale non si è in grado di far fronte agli effetti che derivano dall’evento che è fonte di stress. Chi patisce la sindrome da burnout sperimenta una sensazione di spiccata vulnerabilità, e soprattutto ha a che fare con un livello di qualità della vita inferiore, anche sul piano delle relazioni sociali. La sindrome non è che una risposta intensa e duratura rispetto allo stress da lavoro, con la persona che si sente prosciugata a causa del peso dei compiti che è chiamata a svolgere.

Ci sono delle strategie che si possono mettere in pratica a fini di prevenzione?

Essere in grado di identificare e capire le proprie emozioni è un buon primo passo. Ma non si deve pensare che acquisire la giusta consapevolezza sia così semplice, perché in molti casi si è sommersi a tal punto da faticare ad accorgersi di ciò che si sta vivendo. Il corpo deve essere ascoltato: nel momento in cui si sperimentano alcuni dei sintomi che abbiamo menzionato in precedenza, è il momento per fermarsi a riflettere.

Chi è la dottoressa Montano

La dottoressa Maria Vittoria Montano svolge da anni nei suoi studi privati a Giulianova e a Pescara attività di psicoterapia di coppia, di psicoterapia individuale e di sostegno psicologico. Si occupa in modo particolare del trattamento dei disturbi di personalità, dei disturbi dell’umore, delle difficoltà nella coppia, dei problemi relazionali e affettivi e dei disturbi d’ansia, che comprendono le fobie, l’ipocondria, l’ansia generalizzata e gli attacchi di panico. Infine, da cinque anni collabora con l’IDIPSI, Istituto di Psicoterapia Sistemica Integrata di Parma, in qualità di didatta esterna.

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