Rivalutazione dei beni: come funziona e perché è conveniente

Rivalutazione dei beni: come funziona e perché è conveniente

Una delle misure più interessanti varate dal Governo è l’articolo 110 del D.L 104/2021, riguardante la rivalutazione dei beni da parte dell’impresa. Si tratta di una formula che permette di dare nuovo valore a ciò che si ha, individuando la definizione corrente di mercato di un cespite, ovvero una risorsa di tipo tangibile/intangibile di proprietà avente valore definibile tramite valuta e perciò oggetto di operazioni di compravendita (il ché significa convertibile in denaro liquido).

Un’operazione interessante, pertanto, dal momento che consente l’inserimento della plusvalenza in ammortamento. Si tratta, tuttavia di una procedura complessa, per la quale si rivela necessario possedere competenze precise come quelle della rivalutazione dei beni IBS Consulting, una società specializzata in finanza ordinaria e straordinaria con oltre 25 anni di esperienza, anche nel ramo della finanza comunitaria. In questo articolo vi mostriamo meglio come funziona la rivalutazione dei beni e perché è uno strumento interessante per le aziende.

Quali sono i beni che possono essere rivalutati e chi ha diritto

L’articolo 110 del D.L. ha predisposto per i contribuenti che realizzano reddito d’impresa, come società di capitali ed enti commerciali ma anche joint venture, l’opportunità di rivalutare all’interno del bilancio dell’esercizio successivo rispetto al bilancio di riferimento (31 dicembre 2019) i beni aziendali non aventi vincolo di categorie omogenee. Hanno diritto, pertanto, anche i soggetti non residenti con S.O. in Italia.

I beni che possono essere oggetto di valutazione rispondono a tre categorie:

  • Beni materiali. Non sono inclusi i beni immobili connessi alla diretta attività dell’impresa, sia per quanto riguarda lo scambio sia la produzione.
  • Beni immateriali. Sono compresi brevetti, licenze, marchi, mentre fanno eccezione le soluzioni inerenti all’avviamento e quelli che rappresentano “meri” costi pluriennali. Nella valutazione sono stati considerati anche i beni immateriali oggetto ancora di tutela giuridica alla data di chiusura del bilancio i cui costi sono stati imputati a conto esclusivamente economico, pur facendo parte dello stato patrimoniale.
  • Partecipazioni all’interno di società controllate e collegate come definito dall’articolo 2359 del codice civile che presentano fattori di immobilizzazione.

Il decreto ha inoltre stabilito il prolungamento massimo di altri 20 anni per quanto riguarda i marchi (il cui termine era appunto di 20 anni) dal punto di vista della tutela giuridica. Una misura che evita che la rivalutazione venga ammortizzata in un arco di tempo piuttosto breve.

Come possono essere rivalutati i beni

I beni possono essere rivalutati in modo distinto, ovvero ognuno singolarmente, senza dover inserire tutti quelli appartenenti alla stessa categoria. I fattori da considerare sono la consistenza, la capacità produttiva e la possibilità di essere effettivamente utilizzati da parte dell’impresa, nonché tutto ciò che riguarda i valori correnti.

È necessario che la valutazione venga inserita nel bilancio o nel rendiconto dell’esercizio successivo rispetto a quello di riferimento e attualmente in corso. La rivalutazione dei beni può avere sia valore civilistico sia civilistico e fiscale. Si tratta di una procedura complessa che richiede le giuste competenze, motivo in più per realizzare una partnership con una società esperta in finanza, ancora di più in vista dell’arrivo dei finanziamenti del Recovery Plan.

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