Imparare a scrivere bene: consigli e suggerimenti per stendere contenuti di qualità
La buona scrittura, prima di essere bella, deve essere corretta. Vale la pena di iniziare, però, prendendo in considerazione i suggerimenti forniti da un certo George Orwell: non proprio l'ultimo degli arrivati.
Come scrivere bene secondo George Orwell
Secondo l'autore di 1984, quando si scrive è bene preferire le parole corte rispetto ai loro sinonimi più lunghi, e inoltre tagliare ogni volta che si ha la possibilità di farlo. Per usare un'espressione che va tanto di moda negli ultimi tempi, insomma, less is more. Inoltre, la forma attiva deve essere sempre preferita a quella passiva, e sarebbe opportuno limitare il ricorso a figure retoriche come le similitudini o le metafore che si trovano sui giornali. Inoltre, sempre per Orwell è sbagliato utilizzare un termine gergale, scientifico o in lingua straniera se si può usare una parola equivalente della lingua comune.
Come scrivere bene secondo Umberto Eco
Da George Orwell a Umberto Eco: anche un altro maestro della parola come lo scrittore de Il nome della rosa ha fornito alcuni suggerimenti dedicati a tutti coloro che si vogliono cimentare nell'arte - o nel lavoro - della scrittura. Per Eco, l'importante è che in ogni testo si mantenga un certo equilibrio. Tra i suoi consigli, ci sono quello di non generalizzare mai e quello di evitare la prolissità. Al tempo stesso, però, non si deve commettere l'errore di scrivere meno del necessario. Meglio tenersi alla larga dalle frasi fatte e dalle domande retoriche.
Scrivere sul web: i consigli per non sbagliare
Quando si scrive sul web, un ottimo approccio è quello di rivolgersi direttamente alle persone, piuttosto che a un lettore immaginario. Questa regola vale soprattutto per il mondo del blogging, dove è consigliabile scrivere per un unico lettore, in modo da farlo sentire coinvolto e parte di una relazione esclusiva - quella, appunto, tra il mittente e il destinatario della comunicazione -: ecco perché di solito il tu è preferibile al voi, sempre che tale approccio sia in linea con le caratteristiche del target a cui si mira.
Citazioni: sì o no?
Un argomento su cui si dibatte molto, a proposito della scrittura per i siti web, è quello che chiama in causa le citazioni. Mentre i link sono fondamentali, con le citazioni i problemi aumentano, perché si corre il rischio di infarcire un testo di contenuti duplicati: un bravo autore deve essere attento nel trovare il necessario equilibrio da questo punto di vista, perché il limite tra la citazione e il ricopiare un intero testo può risultare molto labile. Yahoo!, addirittura, considera spam questa pagina, mentre Matt Cutts parla degli stitching content come di soluzioni non ottimali, riferendosi alle pagine create con parti di testo prelevate da altri siti. Insomma, anche se citare l'autore di un testo è legittimo, forse è più conveniente esporsi in prima persona solo con i propri contenuti e i propri pareri.
Le norme sintattiche
Ci sono alcune norme sintattiche che solo in apparenza sono poco importanti ma che in realtà se vengono rispettate contribuiscono a rendere un testo molto più leggibile e la sua fruizione decisamente più scorrevole. La semplicità, in generale, è sempre sinonimo di dinamismo e di facilità di lettura. Per esempio, è meglio usare il verbo cancellare piuttosto che il verbo cancellazione, così come è meglio scrivere oggi invece che in data odierna. In particolare nei testi aziendali è opportuno mirare di più all'immediatezza dei contenuti, che troppo spesso sono ostaggi dell'aziendalese, dei tecnicismi e del burocratese.
La forma
Le forme affermative devono essere sempre privilegiate rispetto a quelle negative, per il semplice motivo che sono più dirette e chiare. Viceversa, quando si ha a che fare con frasi negative, il rischio è quello di avere a che fare con una sintassi eccessivamente fumosa, a maggior ragione in presenza di una doppia negazione. Quest'ultima corrisponde a un artificio logico che solo in alcuni casi è indispensabile ma che, molto più spesso, finisce per appesantire il testo in cui è inserito senza garantire un apporto concreto.
Imparare a usare i termini per il loro valore
Chi ha la fortuna di scrivere in italiano ha la possibilità di relazionarsi e interagire con una lingua ricca, che è in costante cambiamento e si evolve in continuazione. Vale la pena di ampliare il proprio lessico approfittando delle infinite sfumature che la nostra lingua mette a disposizione per qualsiasi concetto: un conto è essere triste e un conto è essere malinconico; un conto è essere vivace e un conto è essere allegro; e così via. Cadere nel burocratese è un rischio sempre in agguato, ed è per questo motivo che si deve essere bravi nel padroneggiare tutti i termini nel loro significato: uno stesso concetto può essere espresso con una sola parola o con dieci, ma di sicuro è meglio privilegiare la prima eventualità.
Come comportarsi con gli aggettivi
Gli aggettivi sono croce e delizia per chi scrive: per esempio, i giornalisti di un tempo suggerivano di non abusarne, soprattutto quando non ce n'è bisogno. Ha senso scrivere che un omicidio è stato barbaro, come se esistessero omicidi non barbari? Serve davvero sottolineare che la scena di un incidente stradale mortale è terribile, come se ci fossero scene di incidenti stradali mortali non terribili? Questo non vuol dire rinunciare agli aggettivi, che anzi fanno parte della ricchezza e della bellezza della lingua italiana. Semplicemente, non si deve abusarne, ma occorre sfruttarli per il loro potere e la loro efficacia. Lo stesso discorso vale per gli avverbi, e non a caso un certo Stephen King ha detto che la via per l'inferno è lastricata di avverbi.
Il valore dell'esperienza
Solo scrivendo si impara a scrivere, poiché l'esperienza è fondamentale per riconoscere ciò che è leggibile da ciò che non lo è. Un esempio banale: la forma attiva viene privilegiata rispetto a quella passiva non perché quest'ultima sia sbagliata, ma solo perché rende le frasi meno chiare e slanciate. Ma di questo ci si può accorgere solo se si è esperti.