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Robot e lavoro, il binomio non spaventa gli umani
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Dopo anni di preoccupazione sul destino dei lavoratori "umani", messo a repentaglio dal sempre crescente ricorso alla tecnologia e ai robot, ora si scopre che in realtà è possibile vedere lavorare a braccetto dipendenti e automi, senza alcun effetto o quasi in termini di riduzione dei posti.
Una sola professione scomparsa
A rassicurare il genere umano è una recente ricerca dell'università di Harvard, che ha analizzato il passato per cercare di intuire gli approdi futuri della materia: ovvero, guardando le trasformazioni del mondo del lavoro degli ultimi sessanta anni, gli scienziati hanno scoperto che, nonostante il progresso e le rivoluzioni, rispetto al 1957 è stata completamente cancellata una sola professione, quella degli operatori ai carrelli elevatori.
Gli operatori dei carrelli elevatori uniche vittime
In questa specifica attività, infatti, i dipendenti umani sono stati sostituiti delle macchine completamente automatizzate, secondo lo studio firmato dall'economista James Besson e rilanciato dal sito del World economic forum, che ha preso in considerazione 270 specifiche occupazioni che esistevano già negli anni Cinquanta.
Ma i carrelli manuali resistono
In realtà, questa considerazione è valida soprattutto per la grande industria, perché nelle aziende di piccola dimensione, nel commercio e nella distribuzione si vedono ancora esseri umani che spingono i carrelli; e anche le vendite di questi prodotti sono ancora dinamiche, come si vede anche nella sezione del portale Giffi Market dedicata proprio ai carrelli manuali, anche oggi nel 2017.
La robotica spinge il progresso
Comunque sia, gli esperti di Harvard hanno citato questa come unica professione cancellata espressamente dall'arrivo della robotica, mentre in altri casi i lavori sono stati eliminati per mancanza di domanda (è la situazione occorsa ai gestori delle piccole locande) o per gli inevitabili effetti del progresso scientifico: il pensiero va immediatamente all'ormai obsoleto telegrafo e agli operatori telegrafisti, scomparsi per l'arrivo di nuove tecnologie, non ultima Internet.
Il caso dell'industria tessile
Ancora più interessante poi è leggere che non solo i robot non "tolgono" lavoro agli uomini, ma in molte situazioni migliorano la condizione dell'impiego e aumentano la produttività: nello studio americano, infatti, si sottolinea come questo fenomeno sia già capitato con macchinari per l'industria tessile testati per la prima volta nelle fabbriche di pantaloni durante la Rivoluzione Industriale, che hanno fatto diminuire notevolmente il prezzo dei calzoni stessi (vista la possibilità di produrre capi non più a mano) e aumentare invece la domanda, spingendo le aziende ad assumere più personale per far fronte alle richieste.
Le professioni più sicure
Insomma, c'è da star sereni e tranquilli, e nel caso di alcune professioni le nubi sono a dir poco lontane: secondo un altro report citato dal Wef e firmato dalla società di consulenza McKinsey, ci sono infatti alcuni ambiti lavorativi che non dovrebbero subire effetti negativi dai robot neppure in futuro. In particolare, secondo gli analisti attività come quella degli insegnanti, dei dirigenti e manager, dei professionisti in senso stretto e del personale medico e sanitario non temono la concorrenza meccanica.
Le attività dove i robot pressano
Dove ci sono intuizione, creatività a conoscenze da trasmettere, insomma, gli esseri umani restano ancora insostituibili. Differente invece la situazione in ambiti come servizi alberghieri e di ristorazione, industria manifatturiera, attività agricole e legate a servizi finanziari, dove invece tecnologia e automazione possono raggiungere percentuali elevate di tasso di sostituzione agli uomini, consentendo alle imprese di ridurre i costi e difendere quote di mercato rispetto alle aziende concorrenti.