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Il recupero dei metalli preziosi

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Sapevi che dalla gioielleria in disuso e da molti materiali di scarto che si trovano tra i rifiuti è possibile recuperare metalli preziosi come l'oro e l'argento? Questa attività presuppone un processo molto articolato ed elaborato, che pertanto può essere svolto solo da aziende che dispongono di tecnologie all'avanguardia e macchinari ad hoc: per avere un'idea di come funzioni il procedimento e per ottenere ulteriori informazioni in proposito si può consultare il sito Faggi.it. Come si può intuire, l'iter previsto presuppone i più alti standard di precisionee la massima meticolosità. Che si tratti di recuperare il palladio, il platino, l'oro o qualsiasi altro metallo prezioso, tutti i processi di lavorazione si basano su analisi scrupolose, sia che i metalli derivino da lavorazioni di oreficeria, sia che giungano da settori industriali differenti.

Il riferimento normativo

Per l'analisi dell'oro e dell'argento e per determinare il titolo di questi metalli preziosi il riferimento normativo è rappresentato dal Regolamento di applicazione del Decreto Legislativo n. 251 del 1999, che contiene tutte le norme specifiche di tipo tecnico del caso. Una volta recuperato il materiale, viene prelevato un campione pari più o meno a un quarto di grammo: esso viene pesato e analizzato con cura, per poi essere avvolto all'interno di un foglio di piombo molto sottile insieme con l'argento di inquartazione. Si tratta di un processo che ha lo scopo di favorire, in un momento successivo, la divisione dei due metalli.

Il crogiolo

Il materiale che si ottiene viene collocato all'interno del crogiolo, una coppella che viene messa a una temperatura di 1.150 gradi in forno, in modo tale che il metallo si fonda completamente: ne deriva una perlina che viene trasformata in una striscia sottile dopo essere stata spinta in un laminatoio. L'obiettivo di questo passaggio è quello di garantire all'acido nitrico, che è l'acido di separazione, una maggiore efficacia. A questo punto la striscia viene collocata con alcuni prodotti che servono a evitare che l'acido debordi in un matraccio, e il materiale viene portato a ebollizione. Dopo che la fase di ebollizione è stata ripetuta almeno un paio di volte, la fase di analisi si può definire conclusa, e si ha a che fare con un cornetto in oro che è destinato a essere trasferito all'interno di un altro crogiolo, in cui sarà sottoposto a una nuova cottura eseguita a una temperatura compresa tra gli 800 e i 1.000 gradi. Il cornetto di oro puro che si ricava con questo procedimento viene pesato ancora: in questo modo si può ricavare il grado di purezza del campione che è stato preso in esame, corrispondente al rapporto tra il peso iniziale e il peso conclusivo moltiplicato per 1.000.

Il processo di affinazione

A seconda del titolo della lega, possono essere previsti diversi metodi per eseguire il processo di affinazione: per esempio si effettua un attacco con acqua regia per i titoli che superano quota 700. In un crogiolo vengono fuse le verghe per arrivare a un metallo che viene colato all'interno di una vasca di acqua: è qui che si verifica la solidificazione in scaglie. Le scaglie così ricavate sono spostate in un serbatoio di grandi dimensioni, per poi entrare in contatto con una miscela composta da tre parti di acido cloridrico e una parte di acido nitrico: è la cosiddetta acqua regia, che serve a scioglierle. Lo scioglimento in un primo momento si verifica a freddo, per poi essere ripetuto attraverso il riscaldamento, per un lasso di tempo non inferiore alle tre ore.