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Hosting Linux per Wordpress o Joomla!

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Scegliere il CMS che fa per voi non è tutto nella vita: bisogna essere oculati pure nel salire il gradino successivo. Ovvero l’hosting.

I Content Management Systems, altrimenti abbreviati in CMS, vanno scelti con calma, a seconda delle caratteristiche di cui si ha bisogno. Dopo tale selezione, però, bisogna non essere frettolosi nemmeno nell’eleggere l’hosting che fa per voi. Anche perché la compatibilità fra tali sistemi non è sempre scontata.

Individuare le proprie esigenze

Qualcuno si troverà meglio con Joomla!, qualcun altro preferirà Wordpress, altri ancora prediligeranno un ulteriore CMS. Dipende da tanti fattori, nessuno davvero prevalente, che possono variare dalle prestazioni della piattaforma a dei costi più consistenti. L’importante è sapere a priori che – ve lo conferma HML.it – un hosting Linux, se è ciò a cui puntate, non si adatta universalmente a ogni situazione. Dunque, c’è un problema di requisiti tecnici, nonché di esigenze legate a un obiettivo; coniugare tali aspetti non è detto che si riveli semplicissimo.

Prime verifiche di compatibilità

Per essere adeguatamente “ospitato”, il CMS deve dunque possedere determinate caratteristiche, le quali di solito sono facilmente rintracciabili nelle sue pagine ufficiali. Tuttavia, ogni tanto si rende necessario qualche altro “test”, per essere del tutto sicuri che il connubio funzioni. E in questi casi le proprietà in questione non sono così evidenti; è pur vero, d’altronde, che un buon hosting dovrebbe essere in grado di “tollerarle”.

Esempi concreti

Se facciamo riferimento a Wordpress, tanto per entrare nel vivo del discorso, si tratta di un sistema che ha bisogno di un hosting Linux provvisto di web server Apache (anche se c’è chi propone Nginx in sostituzione), di un database MySQL (versione non antecedente alla n. 5, ma anche qui ci sono teorie alternative), di un supporto 5.2.4 (minimo) al linguaggio PHP (possibilmente con username non condiviso). Vuol dire che tali peculiarità vanno bene per tutti? Assolutamente no, o non esisterebbe la varietà di scelta (e di prezzo). Significa, piuttosto, che per evitare di incespicare nel bel mezzo dello sviluppo di un progetto è opportuno rimboccarsi preventivamente le maniche e studiare la combinazione ottimale.

Joomla! e Wordpress vogliono…

Fatte tutte le premesse del caso (inevitabili, perché si capisca che non parliamo di meccanismi scontati), possiamo infine rivelarvelo: Wordpress e Joomla!, ovvero i due marchi più richiesti nell’ambito dei CMS, danno il loro meglio soltanto sotto l’“ombrello” di Linux, cioè il “luogo” per cui, in fin dei conti, sono stati concepiti (purché non manchino gli accessori sopraelencati: non azzardatevi a cambiarli se non ve ne intendete!). Non è che l’abbinamento a Windows sia impossibile, ma si sposa meno bene e comporta una serie di aggiustamenti che, non garantendo nemmeno le performance migliori, si rivela svantaggiosa.

Qualche funzionalità supplementare

Ci sono dei plugin, come BackupBuddy in uso per Wordpress, che utilizzano degli script tipici di un server, HTTP Loopbacks. Non disporre di quest’ultimo, dunque, può rallentare le operazioni, o addirittura renderle difficoltose se non impossibili; d’altronde, anche se non segnalata, questa dotazione solitamente è compresa in un normale servizio di hosting, così come i file ZIP gestiti da una linea di comando. Sebbene, per quel che riguarda quest’ultima funzione, a volte è “dormiente”, ed è necessario interpellare il provider perché venga sbloccata.

Qualche altro consiglio non guasta

Un hosting di buon livello non deve offrire uno storage con meno di 150 megabyte di spazio, considerato anche che la sola installazione di un CMS e alcuni plugin ne richiedono già 50. C’è pure un limite massimo, ma dipende dalla portata del sito che si sta costruendo. Analogamente, un traffico mensile da 20 gigabyte e una banda minima da 100 megabit per secondo possono andar bene, ma dipende sempre dalle vostre mire. Per quel che concerne PHP, soprattutto i tempi di esecuzione, e la memoria (ovvero RAM), meglio informarsi preventivamente: nel primo caso il valore migliore è di circa 30 secondi (un tetto, purtroppo, ci vuole, o ne risentirebbe l’intero apparato), nel secondo ci si può orientare su un range compreso tra 128 e 256 megabyte.

Che succede dopo?

Una strana domanda da porsi: nella poco desiderabile eventualità di un guasto, che accade? È possibile prevedere, o meglio quantificare le perdite sul piano economico e delle visite? Investire su Linux o sugli altri comporta perfino una proiezione del genere, che aiuta a capire in che misura impegnarsi. Anche il volume di traffico è un dato utilissimo per comprendere l’andazzo attuale e regolarsi con l’hosting. Inoltre: l’attesa per visualizzare le pagine è inferiore a 3 secondi? È un tipo di prodotto che necessiterebbe di una velocità maggiore? Dettagli da appurare che portano, in seguito, ad altre decisioni, tipo quanti siti gestire, se ridirigere un indirizzo, come sviluppare il versante dell’e-commerce, se annettere una casella di posta elettronica e una supervisione del servizio, che pannelli di controllo e supporti tecnici usare.

Avevate già pensato a Linux come hosting?