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Immobili a reddito. Molte incognite grazie all’IMU

Argomenti trattati:
immobili a reddito, investimenti immobiliari

Asfittico è il termine giusto per descrivere l’attuale situazione del mercato immobiliare. Ciò nonostante, anche col peso IMU, investire in immobili da reddito può continuare a rappresentare ancora una buona soluzione di investimento.

Si sa, investire nel mattone è sempre la scelta giusta nei tempi di crisi., una delle regole d’oro che si tramandano da generazioni in campo imprenditoriale, a tutti i livelli. Il periodo di crisi economica che l’Italia sta attraversando  perdura ormai da troppo tempo, e anche questo granitico principio sembra inizi a sgretolarsi. Ma qualche piccolo segno di cambiamento sembra esserci.

Questo potrebbe essere un buon momento per chi vuole comperare, perché i prezzi continuano a calare ormai da anni, mentre forse è meno positivo per chi ha immobili a reddito. Sul fronte delle compravendite delle case, ad esempio, l’Osservatorio Immobiliare di Nomisma rileva e intravede i primi spiragli di cambiamento nei dati conclusivi del 2013 e una maggior propensione all’acquisto concentrata nella seconda parte dell’anno. Un trend positivo confermato da un buon dinamismo nei primi mesi del 2014, con le famiglie che stanno di nuovo tornando ad avvicinarsi al mercato dei mutui (che infatti registra un +20% in soli tre mesi) anche grazie a una rinnovata disponibilità delle banche a concedere finanziamenti e a spread più vantaggiosi, in calo verso quota 2%.

Accanto a questo, c’è poi la scelta di molti proprietari di immobili, che si stanno arrendendo (per così dire) al calo delle quotazioni ormai congiunturale e finiscono con l’accettare il prezzo proposto, per quanto lontano dalle aspettative iniziali. Secondo Nomisma, allora, questo porterà i valori finali del 2014 a quota 430mila vendite, vale a dire almeno il 7% in più rispetto allo scorso anno. E per chi invece vuol far fruttare i propri immobili a reddito? La più grossa preoccupazione, in questo momento, si chiama “Imu”, cioè l’imposta unica municipale che colpisce i proprietari di abitazioni. Se, fino allo scorso anno, a pagare la tassa erano obbligati tutti i possessori di immobili, nel 2014 è stata introdotta la Tasi che ha cambiato un po’ le cose. Oggi, infatti, deve versare il contributo Imu solo chi è proprietario di immobili diversi dall’abitazione principale, come seconde case, case sfitte o affittate, negozi, uffici, capannoni, aree edificabili, garage, o chi ha la fortuna e il privilegio di risiedere in una casa di lusso, secondo quanto censito nelle categorie catastali A1, A8 e A9. Mentre invece la Tasi, vale a dire il “tributo comunale per i Servizi Indivisibili” erogati (come ad esempio illuminazione, cura del verde o pulizia stradale) va pagata da tutti, compresi anche gli eventuali inquilini locatari, in percentuale fissata dal Comune (prevista in una quota variabile tra il 10 e il 30%).

Lo scorso anno, l’Imu è costata in totale ai contribuenti 19,986 miliardi di euro; secondo le previsioni, il gettito totale di questo 2014 dovrebbe raggiungere quota 19,312 miliardi, con un esborso inferiore di 674 milioni (pari a un risparmio del 3,4%). Questo non significa che l’Imu sia diminuita, anzi: per i proprietari di immobili spesso aumenta, o nella migliore delle ipotesi resta uguale al 2013. Ma, come detto, dal calcolo va sottratta quella confluita nelle casse statali dai pagamenti sulla prima casa. Allo stato attuale, questa è la situazione che si è definita in alcune città italiane per il pagamento dell’Imu 2014. A Napoli, la giunta De Magistris ha scelto di fissare le aliquote al 6 per mille per le abitazioni principali di lusso (con detrazione di 200 euro) e all’1,06% sugli altri immobili; aliquota all’8 per mille invece per le case date in affitto a canone concordato, e al 6,6 per mille per quelle locate a giovani coppie. A Genova, la decisione è 0,58% per le prime case di lusso, 0,96% per negozi e laboratori utilizzati direttamente dal proprietario, 10,6 per gli altri immobili. A Bari, invece, il Comune ha confermato le aliquote 2013, pari allo 1,06% con una serie di agevolazioni. Restando in Puglia, a Lecce le aliquote restano allo 0,4% sulle abitazioni principali, con detrazione di 200 euro, e 1,06% per gli altri immobili. A Parma, infine, le abitazioni di lusso avranno un’aliquota Imu del 6 per mille, mentre per gli altri immobili è all’1,06% con una serie di eccezioni.